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Link Articolo originale Corriere della Sera

Luccicanti creazioni
Nella bottega storica di Dabbene tra argenti, coralli e porcellane

Difficile non restare a bocca aperta varcando la soglia dell?Argenteria Dabbene, bottega storica al numero due di Largo Treves, nella quale ovunque ci si giri gli occhi registrano la meraviglia. Nel senso più nobile del termine, quello di matrice tedesca delle barocche «Wunderkammer» (in italiano, appunto, camera delle meraviglie), in cui collezionisti erano soliti conservare raccolte di oggetti straordinari provenienti da ogni angolo del mondo con lo scopo di stupire. Lo stesso effetto che, a distanza di secoli, da Dabbene si riesce ancora a provare. Tra argenti, coralli, porcellane, cristalli e oggetti etnici di rara bellezza. Un patrimonio raccolto nell?arco dei 75 anni di attività del negozio che martedì festeggia il suo anniversario, oltre che con un brindisi (per partecipare al party: 02.65.54.406 o dabbene@argenteriadabbene.com), anche con l?inaugurazione dell?esposizione degli oggetti storici Dabbene che continuerà fino al 24 dicembre. Meravigliosa anche la storia della famiglia, alla terza generazione, che partendo dal niente, è riuscita a costruire un piccolo impero. A cominciare dal capostipite Marco Dabbene scomparso nel 2006, ex martinitt e cesellatore di grande talento, che partito come ragazzo di bottega da Soldati nel ?39 riuscì a rilevare la sua attività. Trasferendola da Mirabello a largo Treves negli anni Sessanta e restandoci a lavorare fino alla veneranda età di 93 anni. Una vita trascorsa principalmente con il grembiule blu nel suo laboratorio, tutt?ora immutato e dove ancora oggi lavorano con cura, tra battiture, ceselli, incisioni e saldature, i due storici operai (sarebbe meglio dire artisti) Gianluca ed Alessandro. «Mi piacerebbe», dice il figlio di Marco, Roberto Dabbene che ha proseguito l?attività con il fratello Armando, «aprire le porte del nostro laboratorio ai ragazzi delle scuole per far vedere che esistono ancora i mestieri». Nel laboratorio vengono ancora prodotte a mano anche le linee inventate dal nonno: dai vassoi con il bordo a roselline alle coppe pompeiane, fino agli argenti chiamati Arlecchino, cosiddetti per le pietre incastonate. «Il nonno ? racconta Cristiana che con il fratello Armando junior è la terza generazione a lavorare nel negozio ? ci ha insegnato il senso del bello. Ricordo quando da piccoli ci portava al Poldi Pezzoli e al Castello Sforzesco ad ammirare le ceramiche e le armature di cui era un grande appassionato». La passione del resto si respira ancora in questo negozio, dove ogni angolo riserva una sorpresa. Dalla collezione di stilografiche di Armando a quella di argenteria antica di Roberto. E dove ogni oggetto può diventare lo spunto di un racconto che non si smetterebbe mai di ascoltare. «I nostri pezzi», conclude Cristiana, «sono richiesti da ogni parte del mondo. Proprio per la loro bellezza straordinaria e per il gusto tipicamente italiano

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